EDIZIONE 2020

DI COSA PARLIAMO QUANDO PARLIAMO DI STORIA

RIFLESSIONI E PROSPETTIVE STORIOGRAFICHE

Di cosa parliamo quando parliamo di storia è una Student Conference rivolta a studenti/sse e dottorandi/e che abbiano lavorato e lavorino su progetti di tesi e di ricerca nel campo della Storia Moderna e della Storia Contemporanea.

La Student Conference si propone di favorire il dialogo tra studenti/sse e dottorandi/e di diversa provenienza e di riflettere sulla metodologia della ricerca storica: dalle tendenze storiografiche al vaglio delle fonti, dalla costruzione di un discorso identitario e di memoria all’intersezione con la filosofia e le dottrine politiche, fino alle “nuove” sfide e prospettive.

Negli ultimi anni, la metodologia della ricerca storica sta affrontando profondi cambiamenti; i fenomeni sempre più marcati di globalizzazione e digitalizzazione hanno posto lo storico di fronte alla necessità di confrontarsi con fonti non tradizionali e con un linguaggio nuovo. In questo panorama, le domande “a cosa serve la storia?” e “cosa comporta il ‘mestiere di storico’” oggi si sono ripresentate con grande urgenza.

I PARTECIPANTI DEI PANEL
Il calendario dei contributi

Lunedì 17/02

h. 15.00 – 15.45: Saluti istituzionali e introduzione

h. 16.00 – 18.00: Panel 1. Le «tracce» della storia. Quali fonti per lo storico?

Chair: Carlotta Marchi

Pier Paolo Alfei (Università di Macerata e Società Italiana di Storia Militare)«Considerazioni sulle fonti d’archivio relative alle spedizioni artiche italiane e norvegesi condotte tra XIX e XX secolo»

Flavio Conia (Università degli Studi di Roma La Sapienza) «Disegnare percorsi, offrire strumenti: le fonti d’archivio e la storia contemporanea italiana. Tra archivi di deposito, fondi privati, fonti inaccessibili: il caso di studio SIR»

Niccolò Lucarini (Università degli Studi di Torino) «Distruggere documenti, fare storia: note etnografiche sugli archivi della decolonizzazione del Kenya»

Iris Pupella-Noguès (Université de Paris-Est e Università degli Studi di Trieste) «La memoria si confonde nel paesaggio urbano? Negoziazione degli spazi dal fascismo alla repubblica a Trieste (1922-1960)»

Elena Serina  (Università degli Studi di Pavia) «Rinnovare la ricerca storica. Il case study di Louis Dimier a confronto con le nuove prospettive storiografiche»

 

Martedì 18/02

h. 9.00 – 10.45: Panel 2. «La cultura e il potere»: tra Cultural Studies e storia sociale.

Chair: Francesco Casales

Carlo Daffonchio  (Università degli Studi di Udine) «Wonder Woman sul fronte occidentale. Storia, cinecomic e riscrittura della memoria»

Marcello Nuccio  (Università degli Studi di Torino) «Dalla frontiera ai margini. Transizioni dall’impegno politico alla cooperazione sociale nel milieu cattolico torinese»

Silvia Pizzirani  ( Università di Bologna) «L’ecologia mercificata»

Giovanni Spina (Università di Bologna) «Immagini e biografie, “tracce” fondamentali per la Storia del carcere»

Benedetta Valdesalici  (Università di Bologna) «È una signora Candy: appunti per un approccio femminista a Carosello»

 

h. 11.00 – 12.45: Panel 3. Costruzione identitaria e memoria.

Chair: Luca Bellia

Marco Francalanci (Università degli Studi di Milano e Universidad de Alcalá) «Riaffermazione di identità cittadine attraverso la stampa di testi normativi complessi. Edizioni cinquecentesche di statuti toscani»

Monica Mereu (Università degli Studi di Cagliari) «Costruzione di un’identità nell’Iran prerivoluzionario: La comunità ebraica di Teheran come caso studio»

Alessandro Porrà ( Università degli Studi di Cagliari) «La Comunità Ebraica di Istanbul e la Nostalgia Neo-Ottomana»

Tommaso Rebora ( Università degli Studi di Teramo) «Tra soggettività e oblio: (ri)costruire la memoria pubblica della stagione dei movimenti»

Gabriele Tedeschini (Università Ca’ Foscari) «Tra identità e memoria: il movimento operaio ferroviario argentino durante l’ultima dittatura militare e il caso della cittadina di Remedios de Escalada»

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h. 14.00 – 16.00: Panel 4. Interpretare la storia attraverso la filosofia e le dottrine politiche.

Chair: Enrico Ciappi

Lorenzo Fiori (Università del Piemonte Orientale) «Artificieri foucaultiani nel cantiere della Storia: la metodologia archeo-genealogica come strumento decostruttivo. La boîte à outils di Michel Foucault per un’ontologia dell’attualità»

Edoardo Frezet (Université Côte d’Azur, AIR) «National Identity Against Nationalism? The Case for Transnational History»

Anna Guerini (Alma Mater Studiorum ) «La civile violenza dei desideri. Tocqueville e la democratizzazione della storia»

Pietro Menghini (Università degli Studi di Napoli L’Orientale) «La creazione della nuova identità islamica: il ritorno alle fonti nel pensiero di Jawdat Sa’id»

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h. 16.30 – 18.00: Lectio Magistralis Prof. Fulvio Cammarano (Università di Bologna)

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Mercoledì 19/02

h. 9.30 – 11.15: Panel 5. Historical Trajectories: from Micro-Stories to World History.

Chair: il comitato organizzatore

Julia Boechat Machado ( Università di Bologna) «Where None Has Ever Sailed Before Us: Os Lusíadas and the Shifting Place of the Age of Discoveries in Portuguese Cultural History»

Chama Kaluba Jickson (Università degli Studi di Pavia) «An Agricultural and Cultural History of Cassava in Zambia: Examining Sources Available for the Study of the History of Cassava»

Riccardo Mardegan (Università degli Studi di Pavia) «Tekax 1610. Da una rivolta periferica all’organigramma coloniale spagnolo»

Damiano Pellizzaro (Università Ca’ Foscari) «Suppliche di Levante al Collegio dei Savi di Venezia (XVII sec.)»

Carlo Ludovico Severgnini (Scuola Normale Superiore di Pisa) «Montaillou: intersezioni di microstoria, metastoria e storia globale»

h. 11.30 – 12.15: Conclusione

DESCRIZIONE DEI PANEL TEMATICI
STUDENT CONFERENCE 2020
DEADLINE: 30 settembre 2019
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Il passato costituisce, ancora oggi, una risorsa simbolica di grande valore per le società e i gruppi politici, specialmente in capo al processo di costruzione e consolidamento dell’identità degli stessi.

La memoria degli eventi storici diventa elemento insostituibile per le narrazioni politiche e sociali, spesso assumendo i connotati di un campo di battaglia tra un gruppo e un altro. Le funzioni svolte dalla memoria sono molteplici: dalla legittimazione delle istituzioni, passando attraverso la funzione aggregatrice che il passato dispiega in gruppi sociali ampi ed eterogenei, ad esempio negli Stati nazionali, fino al riferimento a modelli di vita alternativi rispetto a quelli del presente.

Pertanto, l’identità risulta inscindibilmente connessa alla memoria, o meglio: all’uso che ne viene fatto, e all’interpretazione della storia che viene fornita. In questo senso, la memoria e l’identità entrano in relazione in un processo di elaborazione politica in continuo divenire. Il compito degli storici, e più in generale degli scienziati sociali, si fa sempre più arduo poiché il passato trascende l’oggetto di studio e viene percepito come patrimonio esclusivo dei gruppi sociali, toccando corde emotive che rendono il lavoro dello studioso difficile, si pensi al portato della resistenza italiana sulle opere degli storici. 

Il panel intende indagare il rapporto tra identità e memoria in età contemporanea nelle sue varie declinazioni. Al candidato è richiesto di discutere gli aspetti di questo legame, anche attraverso l’utilizzo di casi studio, e le ricadute sulla ricerca storiografica.

2
Interpretare la storia attraverso la filosofia e le dottrine politiche

La filosofia della storia rappresenta un “appello all’universale partecipazione del pensiero a tutto ciò che è umano” e a tutto ciò che è accaduto nel passato. Con questo panel accogliamo l’appello di Hegel invitando gli studiosi a proporre nuove ricerche, sia di taglio filosofico che di taglio storico-critico, attinenti allo sviluppo della concezione della storia e della storiografia nel corso dell’età contemporanea.

La filosofia offre preziosi strumenti per leggere e interpretare la storia, consentendo di riconoscere e adoperare con ordine e rigore i caratteri concettuali del metodo storiografico, come l’individualità o unicità dei fatti storici, la loro correlazione causale o il significato che gli eventi possiedono in senso assoluto o relativo. Ne consegue che le speculazioni filosofiche del passato e del presente possono ancora oggi guidare la ricostruzione delle azioni umane nell’ambiente in cui esse hanno avuto luogo.

Questo intreccio di esperienze teoriche e pratiche, di riflessioni e di azioni, si articola tanto come sistemi metodologici, cioè come strutture teoriche complesse, più o meno direttamente orientate alla prassi, quanto come categorie concettuali, vale a dire strutture ideali che organizzano le teorie e permettono la loro comparazione.

Ovviamente i filosofi e gli storiografi non hanno pensato i medesimi problemi attraverso le medesime categorie. Si invita pertanto a sottolineare la coesistenza della storia del pensiero con la geografia e la cronologia del pensiero, al fine di illustrare tanto l’evolversi nel tempo delle tradizioni intellettuali che innervano la riflessione sulla storia, quanto le specificità, rilevanti e riconoscibili, con cui ciascuna delle grandi aree geografiche del mondo le sviluppa e le interpreta.

A ciò sembra utile affiancare un esame della storia delle ideologie politiche, come il nazionalismo, il socialismo, il cattolicesimo politico, i totalitarismi o il repubblicanesimo, e delle dottrine politiche, passando dall’illuminismo al razionalismo moderno, attraverso il materialismo storico e il liberalismo fino alle più recenti teorie della globalizzazione. L’esigenza di questa riflessione nasce dalla convinzione che il pensiero politico sia un pensiero concreto, coinvolto attivamente nel mondo, sia come critica dell’esistenza, cioè come de-costruzione, sia come costruzione, vale a dire come progetto di edificare un ordine sociale ‘migliore’ in grado di soddisfare criteri di legittimità diversi da quelli dell’ordine presente.

La filosofia della storia è stata caratterizzata per lungo tempo da una valenza progressista o teleologica della successione degli eventi storici. Allo storicismo è stata contrapposta un’idea nichilista della storia senza telos, senza finalità ultima raggiunta o mancata. Nel solco di queste estreme visioni, invitiamo coloro che desiderano collaborare ai lavori di questo panel a riflettere sul senso della storia e della storiografia nel contesto sociale odierno. Al di là delle sue peggiori declinazioni semplicistiche e improvvisate, una discussione di questo tema può rappresentare infatti una proficua fonte di confronto tra gli storici di professione e un canale comunicativo privilegiato con il resto della società. 

3
Quali fonti per lo storico?

La metodologia di ricerca storica impone una rigida analisi critica delle fonti: il processo di scelta, interpretazione e utilizzo delle stesse costituisce, difatti, uno dei punti chiave nel lavoro dello storico. Il dibattito storiografico si è a lungo soffermato su quali siano i limiti di identificazione delle fonti: cosa può essere considerato tale, quali sono gli strumenti interpretativi, quali i rischi e le problematiche connesse. Negli anni, il concetto di “fonte” è stato rivisto, ampliato e modificato: si pensi, ad esempio, al dibattito sulle fonti orali o sul significato storico delle immagini e dell’arte; alla ricerca bibliografica e d’archivio si è affiancata l’analisi delle fotografie, dei manufatti artistici, delle testimonianze orali, finanche degli spot televisivi: strumenti utili e necessari alla ricostruzione delle narrazioni storiche e alla comprensione delle rappresentazioni e percezioni di un determinato periodo storico. 

L’allargamento del novero delle fonti presuppone un continuo processo interpretativo cui gli storici non possono prescindere; da qui la necessità di sottoporre la ricerca ad una revisione critica che tenga in considerazione una pluralità di fattori: il periodo di produzione, gli attori coinvolti e i loro fini, gli strumenti utilizzati, il contatto con le innovazioni tecnologiche e la modernità. Si pensi ai cambiamenti occorsi negli ultimi decenni: nell’era dei social network viene dunque da domandarsi in che misura e in quale modo, sia lecito inserire ed utilizzare nella ricerca storica le foto, i post, le opinioni. L’ombrello della Storia racchiude sotto di sé una serie di discipline, che utilizzano e fanno propri differenti e molteplici strumenti di indagine; è compito dello storico, quindi, favorire l’intersezione tanto delle discipline, quanto delle fonti.

Partendo dalla proposta avanzata da Peter Burke, di provare ad identificare le fonti come “tracce del passato nel presente”, il panel si propone sia di indagare a livello metodologico il concetto di fonte, la pluralità delle tracce, gli strumenti, i limiti e le difficoltà interpretative, sia di discutere casi studio concreti. Aprendosi a ricerche in corso, concluse e proposte di studio, l’obiettivo del panel è favorire lo scambio tra i giovani studiosi e il dialogo tra differenti discipline e metodologie.

4
Traiettorie storiografiche: dalle microstorie alla World History

Sul finire degli anni ’80 Edward Said ammoniva che ‘l’opera storiografica è dopotutto una scrittura e non realtà’. Nel dire ciò, lo studioso palestinese metteva in risalto, e difendeva, quella rivoluzione metodologica e concettuale – cui lui stesso aveva dato un contributo sostanziale – che a quel tempo aveva colpito gli studi umanistici su scala mondiale.

A partire dagli anni ’60 e fino agli ’80 e oltre, il mestiere di storico era infatti andato incontro a una massiccia ridefinizione. L’inoculazione nel bagaglio metodologico dello storico di concetti mutuati dalla linguistica, come le nozioni di discorso e enunciato rielaborate da Michel Foucault; l’implementazione della categoria analitica di ‘Orientalismo’; la riscoperta della teoria gramsciana nel contesto britannico e il suo impiego da parte di studiosi della cultura come Raymond Williams a Stuart Hall; la nuova attenzione concessa alle microstorie quali punti di vista privilegiati, sia politicamente che analiticamente, nella ricostruzione di contro-narrazioni delle dominazioni di classe, genere e razza nei lavori di E.P. Thompson, Eric Hobsbawm, Carlo Ginzburg, il collettivo dei Subaltern Studies; tutto ciò contribuì alla formazione di quelle che sono ormai diventate traiettorie storiografiche tra le più frequentate.

Ma sono davvero così stabili? Se sì, perché? Anche se molto ben radicate a livello accademico, le istanze radicali di questi modelli storiografici sembrano talvolta aver perso la loro ragion d’essere. Queste teorie sono ancora in grado di fornire strumenti per uno studio valido, seppur alternativo, del passato? Se così non fosse, perché hanno perso questa capacità? E quando? Hanno mai avuto la possibilità di essere politicamente efficaci?

In questo panel desideriamo approfondire questioni teoriche e metodologiche legate a queste più o meno recenti traiettorie della storiografia. I contributi verranno conseguentemente selezionati in relazione alla loro capacità di fornire un’interpretazione originale sia della traiettoria storiografica presa in oggetto dai partecipanti (e cioè una riflessione sulla natura stessa della disciplina storiografica in relazione a questi modelli e ai loro promotori) sia per l’impiego critico degli strumenti impiegati nella produzione di una ricerca originale.

I contributi dovranno prendere in considerazione specifici casi di studio inerenti a: incontri transculturali; storia di attori politici e sociali subalterni; il ruolo del genere della riformulazione delle arene politiche e sociali; il legame fra politiche globali e resistenze locali; il rapporto fra metropoli e spazi periferici in un contesto coloniale; la (ri)produzione delle gerarchie razziali in prospettiva storica; la ri-articolazione delle egemonie capitalistiche entro le esperienze della modernità e della post-modernità; la storia dei movimenti politici; etc.

Allo stesso tempo, saranno accettati anche i contributi interessati a una disamina di questioni più squisitamente teoriche: storia dei concetti politici nella loro dimensione globale; teorie critiche del genere e della razza; storia della storiografia; proposizioni metodologiche; etc.

5
«La cultura e il potere»: tra cultural studies e storia sociale

Questo panel nasce dalla volontà di porre a confronto esperienze di ricerca incentrate su una rielaborazione di metodologie afferenti al campo della sociologia, dei cultural studies, della critical theory, con l’intento di evidenziarne il valore euristico ai fini della ricerca storica.

Punto di accesso privilegiato alla storia delle formazioni sociali sarà individuato nei mass media, nelle forme di auto-narrazione e rappresentazione dell’alterità sociale, nei vari modi di (ri)produzione della legittimità del potere. Pertanto, i contributi presentati in questo contesto verteranno intorno alle modalità di (ri)produzione e di resistenza ai modelli sociali rappresentati come dominanti nei contesti storici di riferimento.